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Daniele Irsuti
frontend developer

La mossa 37: il cammino verso l’irrilevanza

La Mossa 37 non è solo un trionfo dell'AI: è l’inesorabile cammino verso l’irrilevanza dell’essere umano

Non era previsto che quel sabato finissi in un centro commerciale.

Ero a Pescara, mi sono dato appuntamento con una persona per acquistare una tavola da skate, ma poco prima di andarmene, ho notato che all'interno si stava tenendo un piccolo evento: il Fun Fest.

Pago, saluto, e incuriosito decido di mollare la tavola appena acquistata in macchina.

Con la mia compagna ci addentriamo nel festival: era un luogo stracolmo di stand dedicati a Pokémon, Magic, World of Warcraft e al mondo dei comics.

Passando tra le bancarelle ha catturato la mia attenzione un artista che stava ritraendo una persona, trasformandola in un supereroe. Guardandolo, ho pensato a quanto tempo richiedesse un lavoro del genere, e mi sono chiesto: - chissà se, con un prompt ben scritto, ChatGPT riuscirebbe a creare un simile disegno con un risultato accettabile, se non addirittura migliore, rispetto a quello che il disegnatore stava realizzando con tanta perizia e pazienza.

Mi sono sentito quasi sporco a fare questo ragionamento, un disonesto. Ho guardato quel talento, quella passione e quella pazienza come qualcosa di sostituibile, non più indispensabile.

Ma tant’è.

Non è la prima volta che faccio questo tipo di pensieri perché solitamente li faccio su di me. Immagino come il lavoro che svolgo venga poco a poco impoverito della parte creativa che tanto mi piaceva fare.

È da un po’ di tempo che prima di fare qualcosa di potenzialmente creativo nel mio lavoro, mi rivolgo a ChatGPT in prima battuta. Certo: rimaneggio l’output, aggiusto il tiro dandogli prompt più precisi, ma il grosso l’ha fatto lui.

Quel dettaglio che un tempo sarebbe stato frutto della mia sola esperienza (e di tutto StackOverflow) e del mio ingegno, ora viene svolto da ChatGPT al posto mio.

Mi ha privato di quella scarica di dopamina che mi avrebbe reso orgoglioso, qualcosa di cui mi sarei pavoneggiato con i miei amici dev in chat.

E se il tono sembra pessimista già così, le prossime righe potrebbero essere ancora peggiori.

Qualche tempo fa si diceva che le IA non sarebbero mai riuscite ad eguagliare la creatività umana e che probabilmente si sarebbero limitate solo a copiare ma non creare, perché - si diceva - non sono dotate di quelle componenti umane che ci contraddistinguono: le emozioni e le esperienze soggettive.

Tuttavia, va ricordato che le IA, pur non essendo in grado di provare emozioni, sono alimentate da un oceano di informazioni: per questo riescono ad individuare pattern che noi non riusciremmo nemmeno a vedere e infine elaborare nuove strategie e creare combinazioni originali. In altre parole, le IA hanno dimostrato di essere creative, ma in un modo diverso dal nostro: hanno una creatività aliena.

Di recente ho letto in Nexus di Yuval Noah Harari una storia che mi ha colpito: c’entrano Go (un gioco famosissimo di origine cinese, decisamente più complesso degli scacchi), un campione mondiale del gioco ed un’IA.

In breve: c’è stato un incontro di Go tra il campione in carica e l’IA (nominata Alpha GO) e quest’ultima ha iniziato a fare una serie di mosse che i commentatori (anch'essi giocatori professionisti) non si sono risparmiati a definire sarcasticamente "anomale" , ai loro occhi sembravano così insensate tanto da scherzarci su. Il sorriso dal loro volto si è però poi spento quando il campione ha iniziato a trovarsi in difficoltà. Varie volte. Perdendo infine la partita per 4 a 1.

Alpha Go aveva inventato una strategia tutta nuova, quella che oggi viene definita la mossa 37.

Questa non è creatività? Oppure sono solo pattern matematici? Ma alla fine, la creatività cos’è?

Che cosa ne sarà di noi, visto che non siamo più esseri di eccezionale creatività?

In un periodo precedente a questo, ho provato ad auto convincermi che le IA saranno lo strumento che migliorerà le nostre esperienze lavorative espandendo le nostre capacità e migliorando la nostra produttività. Ma che ne sarà di noi quando le nostre capacità non saranno più necessarie perché sarà sufficiente un prompting appena dettagliato per scrivere ciò che oggi scriviamo in mesi, anni? Restando nel mio settore, le IA, proprio come ChatGPT fagocitano un quantitativo di dati incalcolabile, e se penso a Github che con il suo Copilot scanna chissà quante repository di codice (loro dicono solo quelle pubbliche) mi chiedo: quanto ci vorrà prima che le IA impareranno a scrivere il loro codice limitandosi unicamente ai requisiti dettati dal suo interlocutore? Che ne sarà di tutte quelle pratiche di “buon codice” quando quest’ultime diventeranno un dettaglio implementativo totalmente irrilevante?

Forse nel prossimo futuro non assisteremo a licenziamenti di massa per sostituire ogni sviluppatore con un agente IA. Ma vorrei proporre un ragionamento.

Ho lavorato cinque anni in consulenza, su progetti sanguinosi e in team anche molto numerosi. Alcuni di questi erano segnati da forte inefficienza, altri invece da una massiccia dose di manovalanza.

Solitamente la composizione dei team era sempre la stessa: poche figure senior, qualche figura middle e parecchi junior.

E proprio i junior spesso rappresentavano un problema: erano poco autonomi, seguirli era complicato, revisionare il loro codice ancora di più.

Ora immaginate se la manovalanza a basso costo costituita dai junior venisse offerta da un singolo AI agent. Certo, potrebbe essere necessario aggiustare il tiro, occorrerà sempre fare review ma non bisognerà spiegargli che console.log('pippo') non dovrebbe essere accettabile in produzione o che le bestemmie tra i commenti dovrebbero evitarsele.

E l’asticella continuerà ad alzarsi, non si fermerà. Oggi sono i junior, domani i middle, forse un senior basterà.

Se sull’editor di codice le cose sembrano volgere a favore dell’IA, sui social le discussioni tecniche tra gli addetti ai lavori sono peggiorate. Sempre più persone stanno rinunciando ad elaborare concetti o a scrivere testi di proprio pugno, limitandosi a dare un prompt od una serie di informazioni per costruire dei contenuti completamente AI generated. Il risultato? Un appiattimento totale, dove ogni contenuto sembra scritto dalla stessa persona. Dov’è la componente umana?

In casi come questo, non vedo nessun’avanguardia, solo una triste rinuncia.

Un passaggio che ho letto in “La mucca viola” mi è tornato in mente mentre riflettevo su questa nuova realtà dei contenuti generati dall’AI.

L’autore racconta di come, durante un viaggio in autostrada, fosse rimasto incantato dalla vista delle mucche che pascolavano nella campagna, ma dopo un po’ la meraviglia si era trasformata in noia.

[…] Ricordo che viaggiando in autostrada eravamo rimasti incantati nel vedere […] le centinaia di mucche che pascolavano nella campagna dolcemente ondulata, in uno scenario che pareva uscito da un libro di fiabe. Per decine di chilometri continuammo a guardare meravigliati dai finestrini la bellezza del paesaggio che ci circondava. Dopo una ventina di minuti iniziammo tuttavia a ignorare le mucche. Quelle che ci si paravano davanti erano uguali a quelle che avevamo appena visto, e ciò che inizialmente ci aveva stupiti era diventato del tutto normale, anzi, peggio ancora, banale. […] Possono essere perfette, di belle forme […], ma sono sempre banali.

Seth Godin, La mucca viola

Così come quelle mucche, i contenuti generati dall’IA, pur essendo perfetti e impeccabili, finiscono per essere privi di quella scintilla di originalità che rende un pensiero umano unico e imperfetto.

Con ciò non voglio assolutamente scadere nell’ipocrisia: i testi che scrivo - come questo - li sottopongo a ChatGPT, ma con una rigida regola che mi sono autoimposto: - “correggimi solo gli errori grammaticali, i typo e la punteggiatura, dimmi se ci sono punti poco fluidi”.

Ma in definitiva anche questa è una piccola sconfitta.

E, nel profondo, temo che non sia nemmeno l’ultima.

La pervasività delle IA invaderà le nostre sfere più intime, influenzerà in modo sempre più deciso le nostre scelte e tutto sommato ci farà comodo perché sarà sempre la cosa più giusta da fare.

La nostra creatività, i nostri pensieri, le nostre capacità presto saranno tutte delegate ad un’IA.

La Mossa 37 non è solo un trionfo dell'IA: è l’inesorabile cammino verso l’irrilevanza dell’essere umano.

Fonti e approfondimenti

  • AlphaGo e la "Mossa 37"

  • Ipotesi sulla superiorità creativa umana

    • Yuval Noah Harari, Homo Deus (2015)

  • GitHub Copilot e l'automazione del codice

  • Addestramento su dati in scala Internet

    • OpenAI, GPT-4 Technical Report (2023)

Daniele Irsuti

Scritto da Daniele Irsuti

Specializzato in applicazioni React, React Native e vanilla. È un appassionato di grafica, psicologia e scrittura